CONTRIBUTI ALLA VITA CONSULTORIALE
La chiesa cattolica negli ultimi decenni è andata sempre più riscoprendo il suo legame naturale con le famiglie. Il reciproco interesse tra chiesa e famiglia si esprime nell’impegno di annunciare, celebrare e servire il Vangelo del matrimonio e della famiglia. I consultori familiari di ispirazione cristiana si occupano soprattutto del servizio alla famiglia. Il consultorio si caratterizza interventi di consulenza, chiarificazione e sostegno in situazioni di difficoltà, di cambiamento o di crescita. Esso svolge funzione promozionale delle relazioni familiari prevenendo la “crisi” familiare, non ha solo funzione “riparativa” nei confronti del conflitto familiare. Il consultorio familiare è promotore di sviluppo nei diversi cicli della vita familiare, contrassegnati da corrispondenti compiti o sfide evolutive per la famiglia.
The Catholic Church has increasingly rediscovered its natural link with families. The mutual interest between church and family is expressed in the commitment to proclaim, celebrate and serve the Gospel of marriage and the family. The family consultorio of christian inspiration is engaged specially in the service of the family. The family consultorio is characterized by clarification and support in difficult situations of family change or family growth. It plays promotional function of family relationships, preventing the “crisis” between members of family. It has not only a “reparative” function against the family conflict. The family consultorio is a promoter of development in the various cycles of family life, marked by developmental duties or developmental challenges for the family.
L’analisi dell’attività quarantennale, attraverso dati quantitativi e qualitativi, descrive le caratteristiche del Consultorio UCSC evidenziando i cambiamenti delle domande e degli interventi di aiuto, nel solco della tradizione metodologica dell’approccio multidisciplinare. La specificità del Consultorio UCSC è individuata nell’orientamento ai problemi delle persone più che alle diagnosi, alle reti relazionali e ai contesti di vita, con l’obiettivo di attivare risorse. Le prospettive future del servizio, in tempi di crisi economica, sono correlate ai fattori di sviluppo organizzativo su cui investire.
The analysis of the 40 years activity, conducted trough quantity and quality data, describes UCSC Consultorio’s features, highlighting the changes of demands and help interventions along with the traditional methodological multidisciplinary approach. The peculiarity of the UCSC Consultorio lies in its orientation towards people problems more than diagnosis, their relationship paths and life contests, with the goal of activating resources. Future activityrelated prospects, in times of economic crisis, are related to organizational development factors, upon which it’s necessary to invest.
La prevenzione ed educazione alla salute è per i consultori compito istituzionale che porta gli operatori ad uscire dalla sede in cui avvengono le consulenze per incontrare ragazzi ed adulti nei loro contesti. Questa attività genera aspettative diversificate nelle istituzioni pubbliche, nella realtà ecclesiale, negli enti che richiedono interventi, negli utenti e negli operatori stessi. Compito dei consultori è lasciarsi provocare da queste richieste, esplicite o implicite, per rispondere in modo originale, verificando continuamente gli obiettivi consultoriali, ripensando le strategie di lavoro ed aggiornando i contenuti. Le tipologie di percorsi proposti possono essere molto diversificate per target di utenza e contenuti, ma hanno in comune la cura del benessere delle persone viste nella loro globalità ed inserite nelle loro dinamiche relazionali. Questa cura delle relazioni deve trovare la sua radice nella cura degli equilibri all’interno del consultorio, tra consultorio e altre realtà del territorio, tra operatori ed utenti.
Prevention and health education represent goals that require the workers to go outside the clinic in order to meet adolescents and adults in their own environments. This generates different expectations in the different stakeholders. The workers must address the challenges and assess the needs, wheter implicit or explicit, in order to give original answers. This allows them to properly measure the results, rethink the strategies and update knowledge and skills. The interventions and the proposals might have different targets and contents but they share the attention to the people wellbeing, taking into account the individual features and the relational dynamics.
QUESTIONI DI VITA SOCIALE
Evidenze scientifiche rivelano che gli stili di vita adottati dalle persone influiscono sulla propria salute determinando, nel tempo, alcune tra le maggiori cause di morte che colpiscono la nostra società. Queste condotte, spesso maturate in giovane età, comprendono il consumo di tabacco, di sostanze psicotrope, di alcol, un’alimentazione poco salutare, un’attività fisica e comportamenti sessuali inadeguati. Numerosi studi e ricerche svolte nell’ambito della prevenzione, promozione ed educazione alla salute, hanno dimostrato che gli approcci basati sul potenziamento delle life skills risultano essere tra i più innovativi ed efficaci modelli formativi utili per contrastare i comportamenti a rischio e migliorare il benessere biopsico- sociale dei giovani. Fra questi, il LifeSkills Training Program (Lst) è conosciuto da tempo come uno dei programmi di intervento maggiormente validati ed efficaci nel prevenire l’uso di sostanze tra i preadolescenti e adolescenti. Inoltre, ha riscontrato un miglioramento delle competenze nella gestione del rapporto fra il docente e la classe, nei rapporti interpersonali e una maggiore capacità di ascolto. Il presente lavoro affronta il tema delle life skills nell’ambito della prevenzione, della promozione e dell’educazione alla salute, soffermandosi sulle modalità con le quali viene adattato e attuato il programma LifeSkills Training Lombardia, sulle strategie formative utilizzate e sull’efficacia del modello.
Scientifics evidences reveal that the lifestyles adopted by people affect their health, resulting, over time, in some of the major causes of death that affect our society. These lifestyle behaviors, often acquired at a young age, include tobacco use, psychotropic substances, alcohol, unhealthy diet, physical activity and inappropriate sexual behavior. Numerous studies and researches carried out in prevention, promotion and health education environment, showed that approaches based on enhancing life skills are among the most innovative and effective educational models to counter risky behavior and improve the wellbeing of young people. Among these, the Lifeskills Training Program (Lst) has been recognized as one of the most validated and effective intervention programs in preventing the substance use among preteens and teenagers. Furthermore, it has been observed an improvement in managing the relationship between the teacher and the class, in the interpersonal relationships and in greater listening skills. This paper brings up the issue of life skills in prevention, promotion and health education environment, focusing on the ways in which the Lifeskills Training Lombardy program is adapted and implemented, on the training strategies used and on the effectiveness of the model.
Le recenti trasformazioni socio-economiche hanno determinato la fine del modello di sviluppo capitalistico industriale, il declino del Welfare state e la necessità di pensare a nuove forme di Stato sociale. Tra queste il Welfare generativo, su cui si concentra la riflessione. I suoi presupposti si fondano su un principio di responsabilità e mutuo aiuto: ogni qualvolta i cittadini usufruiscono di trasferimenti monetari e servizi erogati dallo Stato dovrebbero trovare il modo (o essere aiutati a cercarlo) per contribuire al benessere sociale. Ricevere aiuto non deve portare alla passività. Alla pedagogia spetta il compito di dare il proprio apporto alla riflessione, implementando una cultura della reciprocità e del mutuo aiuto. Decisivo, dunque, è il compito di preparare operatori sociali capaci di promuovere pratiche orientate al “noi”. Essi devono concorrere allo sviluppo di atteggiamenti cooperativi e alla costruzione di sistemi di valori prosociali a vantaggio della qualità della vita intersoggettiva. Si tratta di rafforzare una concezione di educazione fondata sull’ontologia dell’umano secondo la quale nessuno è autosufficiente nel dare forma alla propria esistenza.
The recent socio-economic changes have led to the end of the industrial capitalist development model, the decline of the welfare state and the need to think of new forms of the Welfare State. Among them the Welfare generative, on which focuses this topic. Its assumptions are based on a principle of responsibility and mutual help. Whenever citizens recourse the economic aid and services provided by the State, they should find a way (or be helped to look for it) to contribute to social welfare. Receiving aid must not lead to the liability. Pedagogy is responsible for making its own contribution to the reflection, implementing a culture of reciprocity and mutual aid. Decisive, therefore, is the task of preparing care operators capable of promoting oriented to “we.” They must contribute to the development of cooperative attitudes and the construction of systems of pro-social values. This is to strengthen a conception of education based on the ontology of the human according to which no one is selfsufficient in giving form to their existence.
L’accompagnement, paradigme central du travail social, constitue un élément essentiel du nouveau système socio-politique fondé sur l’individualisme libéral. Par sa logique paradoxale d’émancipation/domination, il impose de manière douce à la personne accompagnée de nouveaux modes de régulation, de contrôle et de domination centrés sur l’auto-contrôle, la réflexivité et le mythe de l’individu. En s’appuyant sur la personne, la situation, sur un discours technique et humaniste, l’accompagnement met à distance, notamment par sa pratique de la réflexivité, la mise en question des rapports sociaux et du système social. De ce fait, l’émancipation globale et sociale de l’individu nécessite le déploiement, dans la pratique de l’accompagnement, d’une posture critique et d’une réflexivité objectivante, contextuelle et sociétale, ainsi que la mise en place de dispositifs collectifs tournées vers l’environnement social et les institutions. L’accompagnement est considéré comme un acte socio-politique dont les acteur peuvent s’emparer afin de transformer l’ordre social et économique.
Accompagnement, a central paradigm of social work, is an essential element of the new socio-political system founded on liberal individualism. Through its paradoxical logic of emancipation / domination, it imposes in a gentle way the person accompanied by new modes of regulation, control and domination centered on self-control, reflexivity and the myth of the individual. By relying on the person, the situation, on a technical and humanistic discourse, the accompaniment puts at a distance, notably by its practice of reflexivity, the questioning of social relations and the social system. Consequently, the global and social emancipation of the individual requires the deployment, in the practice of accompaniment, of a critical posture and objectifying, contextual and societal reflexivity, as well as the setting up of mechanisms Social environment and institutions. Accompagnement is considered as a socio-political act which the actors can take in order to transform the social and economic order.
IL VALORE DELL’ESPERIENZA
Nel presente contributo, in occasione della commemorazione per il centenario della nascita di padre Joseph Wresinski (12-2-1917 / 14-2-1988), fondatore del Movimento Internazionale ATD Quarto Mondo (acronimo: « Agir tous pour la dignité »), Patrick Brun precisa le finalità di riconoscimento e di emancipazione a favore dei più poveri promosse dal Movimento.
In this paper, on the occasion of the commemoration of the centenary of the birth of Father Joseph Wresinski (12-2-1917 / 14-2-1988), founder of the International Movement ATD Quart Monde (acronym «Agir pour tous the dignité»), Patrick Brun sets out the purposes of recognition and emancipation for the poorest promoted by the Movement.
L’ascolto è un elemento fondamentale della relazione umana, perché costruisce alcune competenze fondamentali: gentilezza, compassione, equanimità, capacità di gioire. Nelle relazioni, l’ascolto ha la funzione importantissima di “fare spazio” e “disciplinare” il tempo, che sono i due pilastri fondamentali di ogni buona comunicazione. Alcune condizioni, che sono al tempo stesso causa ed effetto, consentono all’ascolto di essere praticato. Occorre perciò dare ascolto, più che chiederlo, ed è altresì necessario coltivare il silenzio, e curare la disciplina dei tempi e degli spazi della comunicazione. Nel caso delle relazioni di aiuto, il discorso si fa più stringente, perché l’incontro con la fragilità e la ferita dell’altro richiede rispetto e comprensione. Dare spazio all’ascolto, e al silenzio che ne è fedele alleato, libera energie buone e generative, in grado di dare aiuto efficace e duraturo. Nel segno della fiducia. Potremmo dire: della fede, dell’affidarsi, che ogni azione umana richiede, se vuole essere autentica.
Listening is an essential element in human relationships, because it builds some basic skills: kindness, compassion, equanimity, ability to rejoice. In relationships, listening has the important function: make space and manage time, which are the two fundamental pillars of any good communication. Certain conditions, which are both a cause and an effect, allow listening to be practiced. It is therefore necessary to listen, more than asking to be listened to, to cultivate silence, and manage carefully the time and space of communication. In the case of aid relationships, the question becomes crucial, because coping with other people’s fragility and wounds requires respect and understanding. Giving space to listening and silence, that is its faithful ally, frees good, generative energies, for effective and lasting help. In the sign of trust. We could also say: in the sign of faith faith, that is the decision to trust someone. This is what every human action requires if it is to be authentic.
Il Progetto Integra nasce a Pozzuoli nel 2005 con lo scopo di arginare i processi che producono disagio, devianza e marginalità tramite la costruzione di una comunità educante in cui si producano azioni formative integrate. Nell’esperienza di Integra la famiglia rappresenta al tempo stesso l’origine di molti disagi dei bambini e l’interlocutrice privilegiata del lavoro educativo. Spesso, infatti, i maggiori problemi dei bambini derivano dai comportamenti violenti, autoritari, maltrattanti dei genitori, ma al tempo stesso quei genitori sono il riferimento assoluto per il bambino. Pertanto, l’individuazione di queste gravi carenze non ha mai lo scopo di indurre reazioni di compassione o di riprovazione verso la famiglia colpevole, bensì quello di avviare un processo di comprensione e di mediazione che punta a recuperarne il ruolo educativo, nella convinzione che l’azione pedagogica rispetto ai bambini diviene significativamente emancipativa, solo se si realizza la possibilità di condividere un percorso formativo anche con le figure genitoriali. In questo contributo si intende descrivere il percorso di formazione riflessiva che coinvolge i genitori, evidenziando il contributo dell’approccio narrativo in contesti multiproblematici.
“Progetto Integra” was born in Pozzuoli in 2005 with the aim of curbing the processes that produces hardship, deviance and marginality through the construction of an educational community where it is possible to produce integrated educational paths. In Integra’s experience, the family represents at the same time the origin of many children’s social problems and the privileged interlocutor of the educational work too. Often children’s problems derive by violent and authoritarian behavior of their parents but at the same time their parents are their absolute reference. However the identification of these hard deprivations don’t want to cause compassion or disapproval to the “guilty family” , but the purpose is to begin a process of understanding and mediation which aim to recover the educational role of the family, on the basis that the pedagogical action involving children becomes significantly emancipatory, this can only be possible creating an opportunity to share an educational path with parents. This paper talks about the reflective practices of parents, highlighting the contribution of the narration in multiproblematic contexts.
GESTIRE RELAZIONI
L’abuso è un trauma che riposa sullo sfondo di un inganno relazionale tra l’abusante ed un soggetto considerato più debole, che può essere uomo o donna di qualsivoglia età, sesso e razza. Come poter aiutare le vittime ad uscire da un inganno così nascosto, non voluto, che li paralizza, li blocca e li spaventa a tal punto da non riuscire a raccontare ciò che vivono o hanno vissuto? Questo fenomeno, come è emerso da diversi studi e ricerche, risulta essere più traumatico se avviene in maniera precoce, ovvero se le vittime sono i minori di età inferiore ai 16 anni, età in cui non hanno raggiunto una vera e propria maturità psicoaffettiva e sessuale. Essi sono terrorizzati nel parlare e nell’accettare che i gesti ricevuti non sono di affetto, ma di una carica erotica non adeguati alla loro età. Come possiamo aiutare il minore a rivelare un’esperienza di abuso o di violenza subita? È importante metterlo nelle condizioni di sentirsi ascoltato, accolto ed essere visto nei suoi bisogni particolari, desideri e sentimenti attraverso un ascolto empatico capace di aiutare il bambino a ricordare, rielaborare l’esperienza e le relazioni che lo hanno determinato e a rompere un silenzio che oramai è divenuto a sua volta abusante.
The abuse is a traumatic event that rests in the background of a relational deception among the abusante and a considered more weak subject, that it can be man or woman of any age, sex and race. As it can help the victims to go out from a so hidden, unwished for deception, that paralyses them, stops them and frightens them to such stung by does not succeed to tell this that live or have lived? This phenomenon, as it is emerged by different studies and research, results is more traumatic if happens in precocious manner, or if the victims are the smaller of age less than the 16 year olds, age when have not reached a really psycho-emotional and sexual maturity. They am terrorized to speak and to accept that they have not received actions of affection, but of erotic gestures not fit for their age. How to are able help the smaller thing to reveal an experience of abuse or of violence suffered? It is important to put the child in the conditions to feel listened,welcomed and is seen in its be necessary particular needs, desire and feelings. An empathetic listening of a psychotherapist, professional figure, consents to the children to remember, elaborate again the experience and the relations that have determined it and to break a silence that by now is become to his abusante time.
Divergente, provocatorio ed anche creativo e vivace, lo humour stimola da sempre l’interesse. Lo humour può occupare uno spazio nella relazione d’aiuto, ma può altresì rafforzare l’identità professionale degli operatori. Non esente da ambiguità, ridere insieme è una opportunità che rafforza il processo di aiuto e fa progredire il rapporto terapeutico. Al tempo stesso, lo humour è parte della cultura professionale e modella il significato di eventi, situazioni e attività.
Divergent, provocative but also creative and lively, humour has always stimulated interest. The impact in socio-educational work and presents areas of interest and studies on the theme of humour. It is interesting to observe that humour may fulfill a space in a caring relationship, but it can also strengthen the professional identity of social workers. Laughing together is not free from ambiguity, it is an opportunity that supports the caring process and helps in progressing the therapeutic relationship. At the same time, humour is part of professional culture and it shapes the meaning of events, situations and activities.
CONTRIBUTI ALLA VITA CONSULTORIALE
Questo articolo porta alle équipe consultoriali alcuni stimoli provenienti dal mondo delle aziende e da quello educativo. Con le aziende, il consultorio condivide il lavoro in team, il quale sta attraversando a livello globale rapide trasformazioni, come l’incremento delle diversità interne, una strutturazione tipicamente più paritaria, una virtualizzazione e una precarizzazione estreme. Ciò corrisponde a una trasformazione dei lavoratori; la riflessione sui team che si sta sviluppando porta a interrogarsi sul tipo di gruppo al quale l’équipe di consultorio corrisponderebbe (con i relativi rischi). Le soluzioni manageriali che si stanno cercando potrebbero poi costituire un’ottima fonte di ispirazione. Con i contesti educativi e sociosanitari il consultorio condivide l’idea stessa di équipe e la conseguente organizzazione del lavoro individuale e di gruppo. Le équipe socio-educative e quelle consultoriali sono forse un presidio della densità relazionale e dei tempi naturali di un gruppo, ma si percepisce a volte la necessità di qualcosa di più, che permetta agli individui di collaborare effettivamente ed efficacemente. Si tratta anche di riconoscere l’importanza di alcuni aspetti tecnici dei contesti educativi, come i meccanismi che io chiamo di “deferimento/ differimento”, non solo per la relazione operatore-utente ma anche e soprattutto per le relazioni tra operatori.
This article builds some conceptual bridges between family counseling équipes and two other contexts: team work in companies on the one hand, and team work in educational services on the other. Team working is globally undergoing deep and fast transformations, such as increasing internal heterogeneity, decreasing hierarchical structure, virtualization and precarization. Workers are changing accordingly, conceptual categories for dealing with groups are
being updated, and managerial solutions are emerging. These phenomena are worth attention for family counseling équipes too. Équipe work is shared between family counseling and educational and caring contexts. Natural timing and relational density are mostly preserved here, but sometimes there is a need for innovative managerial solutions. Some powerful managerial strategies are indeed in place. “Referral/deferral” mechanisms are such, not only for worker-client but also for colleague-colleague relationships.
Instabilité et flexibilité caractérisent la société Française actuelle, dans ce contexte social et économique spécifique, l’accompagnement dans le champ de la formation et l’insertion représente un moyen de sécurisation des parcours professionnels. Une société au sein de laquelle l’individu est considéré autonome et responsable de son devenir. Cette conception de l’individu fait émerger de nombreuses problématiques qui renforcent pour les professionnels de l’accompagnement le besoin de faire évoluer pratiques et postures. Les professionnels sont amenés à expérimenter de nouvelles actions et se mettre à distance leur agir professionnel dans le but d’une amélioration continue de leurs pratiques. Les parcours de vie sont ponctués par des transitions qui nécessitent de prendre le temps de penser son parcours pour concrétiser son projet. La démarche de portfolio réflexif permet de «créer, son cheminement, en action et au quotidien» (Layec, 2006). Cet article constitue un témoignage d’une professionnelle engagée dans le champ de la formation tout au long de la vie pour l’émergence de dispositifs d’accompagnement qui participent à (re)-donner aux personnes leur pouvoir d’agir. Cet engagement se réalise en coopération avec les professionnels du champ de l’éducation et de la formation dans le but de répondre aux besoins des bénéficiaires. Ce témoignage présente un projet institutionnel d’accompagnement d’éducateurs de la protection judiciaire de jeunesse en France dans l’expérimentation d’une démarche portfolio auprès de jeunes. L’enjeu de ce projet expérimental mené sur une durée de 3 ans et intégrant une recherche-action collaborative est de participer à l’émergence de dispositifs favorisant le développement des capacités réflexives pour rendre aux jeunes leur pouvoir d’agir dans cette société complexe et en mutation.
Instability and flexibility are typical of today French society, in this social and economic specific context, accompaniment, in insertion and formation fields represents a way to secure professional career. A society where a person is considered independent and responsible of his future. From this conception of the individual emerge many problems which emphasise the need to improve postures and practices of the accompaniment professionals. Nowadays, professionals have to engage new actions and need to reflect about them in a way that they can constantly improve their professional approach. Life trajectories are interspersed by transitions made of time to think about a path in order to achieve a goal. In this context, the approach based on a reflexive portfolio allows to “create one’s own way thanks to daily action” (Layec, 2006). This article shows a testimony of a professional who is engaged in formation all along the life for the rise of “accompaniment device which participate to give back to people their power to act”. This engagement is a cooperation with education and formation professionals wiling to respond the needs of beneficiary. This testimony presents an institutional project of accompaniment of judicial youth protection educator in France in an experimentation of making portfolio for young people. The aim of this 3 year experimental project with a collaborative action/research is to participate to the creation of a system to promote development of reflexive capacity in order for the youth to get back their power to act in this complex society in mutation.
Il concetto di “intensive parenting” si è affacciato nel dibattito internazionale sulla genitorialità a partire dagli anni 2000. Esso fa riferimento a un modello culturale dominante che considera l’essere genitore (in particolare madre) come un compito estremamente laborioso, sia sul piano emozionale, sia su quello dell’investimento di tempo e risorse economiche. Pur non essendo un modello universalmente messo in pratica, ma sensibile alle differenze di classe, genere, appartenenza culturale, esso tuttavia si presenta come un ideale regolativo che interviene, tra l’altro, nelle modalità con cui i professionisti valutano i genitori e le loro competenze genitoriali. Il modello dell’intensive parenting è imperniato su una forma di determinismo parentale, ovvero l’idea che ciò che un genitore fa o non fa per il figlio nei primi anni di vita abbia conseguenze di cui i genitori sono responsabili; e si inserisce pienamente nella concezione neo-liberista che mette al centro la responsabilità dell’individuo per sé e per i soggetti dipendenti (in questo caso i bambini), e la necessità di assumere una consapevolezza del rischio che conduce a soppesare le conseguenze delle azioni nel presente. L’articolo ripercorre le riflessioni che hanno delineato il concetto di intensive parenting nel panorama internazionale e analizza le sue possibili conseguenze per i professionisti che lavorano con i genitori, pensati come agenti di mediazione tra questi ultimi e modelli culturali sulla genitorialità.
The concept of “intensive parenting” has emerged in the international debate on parenting since the first years of the 21th century. The concept refers to a dominant cultural model that considers parenting (particularly mothering) as an extremely laborious task, concerning both emotional engagement and the investment of time and financial resources. Although intensive parenting is not a universal model – it has different impacts on parents according to class, gender, cultural differences – it is a regulatory ideal that may have an impact on the ways in which professionals evaluate parenting and parental skills. The model of intensive parenting focuses on a form of parental determinism, that is, the idea that what a parent does or does not do for the child in the first years of life has consequences parents are accountable for. This perspective fits the neo-liberal idea of individual responsibility for oneself and for the dependents, forcing the individuals to be aware of the risks and consequences of any action. The article analyzes the most recent international perspectives on intensive parenting and discusses its possible consequences for family support professionals, who are considered in a position of mediation between parents and cultural models on parenting.
QUESTIONI DI VITA SOCIALE
Nella società in cui viviamo, spesso le persone dimenticano il significato della vita. La flessibilità e la precarietà del lavoro, la transitorietà dei rapporti sociali, la continua configurazione dell’identità sociale, il disagio e l’incertezza rendono instabile l’esperienza di vita delle persone. Questi aspetti tipici della società odierna producono dei sindromi come l’ansia, l’esitazione e l’isolamento. C’è una grande preoccupazione soprattutto per le giovani generazioni che spesso perdono il senso della propria vita. In questo contesto è importante che coloro che operano nell’àmbito educativo e formativo sappiano favorire – soprattutto nelle giovani generazioni – lo sviluppo di quelle abilità di vita che possano consentire loro di indirizzare autonomamente il proprio destino, riconoscendo ed affrontando efficacemente ostacoli e sfide. Di conseguenza, il potenziamento delle life skills può rappresentare un’importante risorsa per affrontare la complessità della vita quotidiana e aiutare i giovani a padroneggiare le fasi e i passaggi del proprio processo di crescita.
In the society in which we live, the people often forget the meaning of the life. The flexibility and the precariousness of the job, the transitoriness of the social relationships, the continuous configuration of the social identity, the uneasiness and the uncertainty make the experience of life of the people unstable. These aspects typical of contemporary society they produce some syndromes as the anxiety, the hesitation and the isolation. There is a heightened concern especially for the young generations that often lose the sense of his/her own life. In this context it is important that those people who operate in the educational and formative circle know how to promote – particularly in the young generations – the development of those abilities of life that can allow them to address in autonomous way his/her own destiny, recognizing and effectively facing obstacles and challenges. Therefore, the reinforcement of the life skills can represent an important resource to face the complexity of the daily life and help the young people to master the phases and the passages of individual process of growth.
Il Brasile è un paese storicamente marcato dalla disuguaglianza sociale. In tale contesto, famiglie, bambini e adolescenti in condizione di vulnerabilità sono il centro dell’attuazione delle politiche pubbliche, che cercano di garantire i loro diritti sociali. Questo articolo tratta delle famiglie vulnerabili del riferito paese e della necessità di un confronto intersettoriale, tramite la formazione di una rete di protezione sociale. In questo modo, il testo discute i risultati parziali di una ricerca finanziata dall´organo brasiliano CNPq, il quale investiga il modo di gestione del lavoro sociale fra le politiche settoriali, nel Núcleo Intersetorial Regional (NIR) di una zona di Belo Horizonte, capitale dello stato di Minas Gerais. Si conclude che le famiglie devono essere parte nella lotta contro l´esclusione sociale e le sue vulnerabilità. A tal fine, si devono sentire le loro necessità, accogliere le loro singolarità e puntare sulle loro capacità sviluppando con questi gruppi nuove pratiche di attuazione nelle politiche pubbliche.
Brazil is a country historically marked by social inequality. In this context, vulnerable families, children and adolescents are the focus of public policies that seek to guarantee their social rights. This text addresses the vulnerable families in this country and the need for an intersectorial confrontation through the establishment of a social protection network. Thus, it discusses the partial results of the research funded by CNPq which investigates social work management between sectorial policies, in the Regional Intersectorial Nucleus (NIR) at a region of Belo Horizonte, Minas Gerais. We conclude that families should be partners in the confrontation of social exclusion and its vulnerabilities, so we must listen to their needs, welcome their singularities and believe on their abilities, developing with these groups new practices in public policies.
Il contributo espone i risultati dell’analisi delle interviste a 23 genitori riguardo all’educazione sessuale dei figli. Dalle risposte dei partecipanti emerge che i principali bisogni avvertiti dai genitori a questo riguardo includono: (1) il bisogno di conoscere, in particolare di essere aggiornati e di trovare le parole giuste per parlare ai figli, (2) il bisogno di riscoprire il proprio ruolo educativo in quanto genitori, (3) il bisogno di sviluppare alcune competenze educative specifiche, come ad esempio quella di modificare il monitoraggio genitoriale e incrementare l’autonomia concessa parallelamente all’aumento dell’età dei figli, (4) il bisogno di confrontarsi e incontrarsi con altri genitori e adulti educanti. Le conclusioni sottolineano la nostalgia di normalità che si cela dietro ai bisogni espressi e indicano alcuni punti fermi per gli operatori che lavorano con gruppi di coppie e di genitori.
The paper presents the results of interviews with 23 parents about sexual education of children. Analysis of findings showed that participants mainly expressed the following needs: (1) the need of knowledge, in particular about being up-to-date and about finding the rights words to speak with children, (2) the need to reevaluate their role as parents, (3) the need to develope some parental skills as monitoring and provision of autonomy as far as child grows up, (4), the need to meet and share experiences with other parents and adults who take care of their offspring. Conclusions underline nostalgia of normality which is hiding behind expressed needs and state some fixed points for practitioners who work with groups of couples and parents.
IL VALORE DELL’ESPERIENZA
È qui presentato il “modello pedagogico”, elaborato grazie all’esperienza delle équipe delle comunità per minori dell’Istituto Suore delle Poverelle di Brescia, evidenziando gli elementi innovativi rispetto ai modelli adottati in passato. In particolare, viene illustrata l’importanza della dimensione organizzativa, pensata in modo strategico per favorire apprendimenti che valorizzino le risorse dei minori accolti e ne promuovano le autonomie.
Here is presented the pedagogical approach, highlighting its innovative elements, elaborated by the experience of the community équipe of the “Suore delle Poverelle”, children institute in Brescia. Of particular interest are the logistic solutions, designed and presented to foster a way of learning that enhances children talents and attitudes promoting autonomy and consequently increasing self esteem.
L’articolo prende le mosse da un’esperienza all’interno dei CPIA, in cui tutti i giorni gli insegnanti attuano il primo passo verso il processo di integrazione di questa nuova utenza, quella dei richiedenti asilo. Il lavoro si rifà interamente alle opere di Paulo Freire e ne trae spunto per creare un modello di scuola multiculturale capace di offrire un equilibrato processo di integrazione dei migranti sul territorio ospitante. Questo processo parte dalle esigenze e dai bisogni dei migranti stessi e oltre alle istituzioni rende parte attiva Comuni ospitanti e cittadini. L’obiettivo principale del lavoro è quello di superare la dialettica “oppressori-oppresso” e proporre un modello di integrazione che allo stesso tempo renda possibile il processo di alfabetizzazione e coscientizzazione dei ragazzi e dell’intera comunità.
The article is inspired by an experience had inside a provincial educational center for adults. These centers, called CPIA, are places where, each day, teachers provide the first steps toward immigrant integration through Italian language teaching. The work, influenced by the activities of Paolo Freire, creates a model of the multicultural school, where the idea is to offer a balanced process of immigrant integration into the hosting area. This process, born as a response to the needs and requirements of immigrants, would like them to integrate into the public institutions, thanks to municipality and citizen hosting program. The main aim of this project is to overcome the “oppressors-oppressed” aspect and to create a new model of integration, that enables literacy teaching and coscientization animation.
Esiste un panorama sociale in cui la cultura della morte viene ampiamente respirata e giustificata. Nell’Evangelium Vitae San Giovanni Paolo II° affermava: «Il delitto è diventato diritto». Più di 100 anni fa, nel 1913, Chesterton affermava: «Noi ci ritroveremo a difendere e custodire l’incredibile sensatezza della vita umana» perché «Gli esseri umani, anche se sono destinati a morire, non sono nati per morire, ma per incominciare» (Hanna Arendt). Alla luce di queste premesse dobbiamo porci delle domande. Nell’àmbito della custodia della vita e della solidarietà sappiamo rispondere alla indifferenza con la solidarietà? E quanto siamo solidali con il valore del dono della vita? E per quanto riguarda la sua preziosità con quali occhi la vediamo? E con quali mezzi la difendiamo? Ci si rende conto che non si può essere solidali se non si conoscono i problemi e non si riflette sulle evidenze? Siamo veramente consapevoli che la mancanza di conoscenza è una grande responsabilità omissiva nel custodire il valore del dono della vita? La tenerezza è stata cancellata dall’essere solidali con il dono della vita e dalla sua accoglienza e delicatezza nel custodirlo? Abbiamo paura di contaminare la scienza con la tenerezza e con lo sguardo di contemplazione verso questo valore, che è un grandissimo e meraviglioso dono? Infine si capisce che l’imperversare di queste numerose domande nasce soprattutto dal fatto che nella scienza prenatale le conoscenze vengono usate più per distruggere che per costruire. Uno degli esempi più eclatanti è dato dall’uso della diagnosi prenatale. Come abbiamo risposto all’eugenismo prenatale? Abbiamo risposto con una medicina fetale che accanto al braccio diagnostico ha sviluppato anche la terapia del feto in utero. La terapia fetale nasce con l’avvento della medicina fetale 40 anni fa. In tutto il mondo le tecniche ultrasonografiche sono diventate elemento basilare per guidare approcci invasivi verso un compartimento fetale e apportare una serie di atti diagnostici e terapeutici finalizzati a trattare il feto come un paziente a tutti gli effetti. I successi ottenuti nel Centro di Diagnosi e Terapia Fetale del Gemelli, attuando la cosiddetta terapia fetale integrata, dimostrano che, anche in gravi patologie feto-neonatali, ci sono possibilità di intervento per ridonare capacità gestazionale a tutte quelle famiglie gravate da una diagnosi infausta. L’Hospice Perinatale ha un impatto culturale fra due modi di pensiero antropologicamente opposti: il primo vive dell’illusione che eliminando il sofferente si possa eliminare la sofferenza, il secondo invece nel rispetto più totale della preziosità della vita umana , senza guardare alle dimensioni dell’essere umano ma solamente al suo valore, cerca di prevenire le malattie, cerca di curarle, cerca di limitare i danni fisici e psicologici del malato e delle famiglie, cerca di lenire la sofferenza fisica e psicologica, forte dell’assunzione di tre metodologie per affrontare la sofferenza umana: I prevent, I cure, I relief (prevenire, curare, lenire il dolore). Ma tutto questo esprime il concetto della solidarietà umana, della medicina condivisa, e si traduce in un’unica espressione: I care (mi predo cura di te). Il quadro generale ha segnato quindi un passaggio che nella medicina fetale è diventato una eccellenza etica della nostra istituzione: l’Hospice Perinatale non è un luogo ma è un modo di curare il feto e il neonato. Anche nelle condizioni patologiche più estreme si può dare speranza di prevenzione, cura e sollievo del dolore accompagnando non solo il feto con tutto l’approccio scientifico e clinico ma anche le famiglie. La Fondazione «Il Cuore in una Goccia» – Onlus rappresenta il braccio di affiancamento dell’Hospice che con le famiglie testimoni e le famiglie cireneo pone le basi della condivisione nella sofferenza. È questo il vero fondamento della medicina della speranza.
There is a social panorama in which the culture of death is widely breathed and justified. In the Evangelium Vitae, St John Paul II affirmed: “The crime has become right.” More than 100 years ago, in 1913, the famous writer Chesterton said: “We will find ourselves defending and cherishing the incredible sense of human life” because “human beings, even if they are destined to die, are not born to die, but to begin” (Hanna Arendt). In the light of these assumptions we must ask ourselves questions. In the context of the custody of life and solidarity, do we know how to respond to indifference with solidarity? And how much are we sympathetic to the value of the gift of life? And what about his preciousness with what eyes do we see it? And by what means do we defend it? Do you realize that you cannot be sympathetic if you do not know the problems and do not reflect on the evidence? Are we really aware that the lack of knowledge is a great responsibility exclusionary in safeguarding the value of the gift of life? Has the tenderness been erased from solidarity with the gift of life and its acceptance and delicacy in guarding it? Are we afraid to contaminate science with tenderness and with the gaze of contemplation towards this value, which is a great and wonderful gift? Finally, it is understood that the raging of these many questions arises mainly from the fact that in the prenatal science the knowledge is used more to destroy than to build. One of the most striking examples is the use of prenatal diagnosis. How did we respond to prenatal eugenism? We responded with a fetal medicine that next to the diagnostic arm also developed fetus therapy in utero. Fetal therapy was born with the advent of fetal medicine 40 years ago. Throughout the world, ultrasonographyc techniques have become a basic element to drive invasive approaches to a fetal compartment and to make a series of diagnostic and therapeutic acts aimed at treating the fetus as a patient in all respects. The successes obtained in the Diagnosis and Fetal Therapy Center of the Policlinico Gemelli by implementing the so-called integrated fetal therapy, they show that even in serious fetus-neonatal pathologies, there are possibilities of intervention to redonate gestational ability to all those families burdened by an unfortunate diagnosis. The Perinatal Hospice has a cultural impact between two anthropologically opposed ways of thinking: the first lives of the illusion that eliminating the suffering can eliminate suffering, the second instead in the most total respect of the preciousness of human life, without looking at the dimensions of the human being but only to its value, seeks to prevent diseases, seeks to heal them, seeks to limit the physical and psychological damage of the sick and families, seeks to soothe the physical and psychological suffering, strong of the assumption of three methodologies to deal with human suffering: Prevent, cure, relief. But all this expresses the concept of human solidarity, of shared medicine, and translates into a single expression: I care. The general framework has therefore marked a passage that in fetal medicine has become an ethical excellence of our institution: The Perinatal Hospice is not a place but it is a way of treating the fetus and the newborn. Even in the most extreme pathological conditions one can give hope of prevention, care and relief of pain accompanying not only the fetus with all the scientific and clinical approach but also the families. The Foundation “Il Cuore in una Goccia”-Onlus represents the arm of support of the Hospice that with the families witnesses and families cyrene lays the foundations of sharing in suffering. This is the true foundation of the medicine of hope.
GESTIRE RELAZIONI
Tema centrale di questo articolo è il percorso congiunto di mamma e bambina, supportato dal pensiero creativo dell’équipe. Attraverso l’esempio di un breve percorso, l’autore sottolinea l’importanza di coniugare il tempo consultoriale a disposizione con i tempi lenti del cambiamento psichico, apportando modifiche nella tecnica terapeutica. Con l’aiuto e i suggerimenti dell’équipe, il terapeuta mette in gioco la propria competenza utilizzando elementi di creatività, che diverranno veicolo di piccoli movimenti interni alla coppia mamma e bambina. Attraverso questo gioco di matrioske, per cui l’équipe contiene la terapeuta che a sua volta diventa contenitore per il nucleo, vengono infatti riattivate risorse sopite, permettendo una relazione più vitale nella quale la mamma possa riuscire ad incontrare la propria bambina da una nuova prospettiva affettiva. Come evidenziato nell’articolo, il breve percorso non sarà risolutivo delle problematiche di crescita della bambina e della mamma, ma potrebbe diventare stimolo per una ulteriore richiesta terapeutica.
The central theme of this article is a “mom and child” clinical intervention with the support of team creative thought. Through some examples of the therapeutic work with a mother and her daughter, the author emphasizes the importance of combining the short intervention time, available in the consultorial structure, with the slow times of psychic change, which requires some changes in therapeutic technique. With the help and suggestions of the team, the therapist uses creative elements, which will become a vehicle of small internal movements for this couple. Like the matrioske dolls, the team contains the therapist, who in turn becomes a container for the diad; this holding environment reactivates hidden resources, allowing a more vital relationship in which the mother can meet her child in a new more empathetic perspective. As highlighted in the article, the short intervention will not be a total resolution to the growth issues of the child and her mother, but it can become a trigger for further therapeutic demand.
Non è raro ormai incontrare nei consultori persone arabo-musulmane che affrontano le circostanze della vita, fatiche coniugali, scontri generazionali, questioni esistenziali quali il dolore, la morte, la vita, la procreazione, con modalità culturali specifiche. L’articolo evidenzia la necessità che gli operatori abbiano strumenti utili per rapportarsi in modo competente, così da aiutare la persona in ciò di cui ha bisogno, secondo una prospettiva antropologico-cristiana, ma tenendo conto dell’universo culturale e simbolico dell’altro e del suo modo di interiorizzare determinati valori. La prima parte tratta alcune nozioni generali di Islam, diritto e bioetica, questioni aperte e riferimenti importanti nel mondo islamico; la seconda è maggiormente dedicata all’accompagnamento di una coppia di fede musulmana. Il saggio intende offrire qualche spunto che possa agevolare il delicato compito di accompagnare persone islamiche nei momenti faticosi della vita.
In Counselling it’s not unusual to meet Arab-Muslim people dealing with the different circumstances of life; marital problems, intergenerational conflicts, and existential questions such as suffering, life, death and procreation, from their cultural point of view. This article underlines the need for everyone who works in Counselling to be culturally informed in order to relate to all people in a competent way and to help them, starting from an anthropological-Christian perspective, but keeping in mind the others cultural and symbolic universe and their way of internalizing values. The first part deals with some general aspects of Islam, law and bioethics, some open questions and main reference points in the Islamic world; the second part is more focused on the therapeutic accompaniment of an arab-muslim couple. The essay intends to offer some food for thought to facilitate the delicate task of accompanying Muslim people through difficulties times.